Il Festival del Fumetto da Marciapiede, ideato dal direttore artistico Pietro Arrigoni, è approdato quest’anno in Giappone grazie al documentario “E SI VOLTÒ”.
Questo docufilm offre uno sguardo intimo e profondo sulla quarta edizione del Festival, tenutosi nel suggestivo Borgo del Maglio di Ome. Con grande sensibilità, Pietro Arici esplora l’anima e il volto degli artisti protagonisti e delle loro opere, attraverso primi piani evocativi e dettagliati. Grazie a un’attenta scelta dei piani ravvicinati, lo spettatore è invitato a cogliere l’essenza della poetica di ciascun artista, scoprendo la passione, il talento e la ricerca. Un tema centrale del film è l’incontro tra la cultura giapponese e italiana: i cappotti e i kimono, trasformati in opere d’arte, diventano simboli di un dialogo tra Oriente e Occidente, rappresentando un ponte di creatività e tradizione che abbatte le distanze culturali (dal comunicato di Pietro Arrigoni).
Domenica 3 novembre 2024 si è tenuta una proiezione del documentario della quarta edizione al 57 Festival del turismo e industria nella città di Ome (Tokyo).
Al documentario ha preso parte anche la nostra collega Francesca Foresti, educatrice del Servizio Prevenzione, che ha seguito, insieme ad ATS Valpadana, un progetto di prevenzione legato al fumetto all’interno del Progetto Gioco Sapiens 5.
Vedi qui la nostra esperienza al festival: APRI POST
«In questo documentario, dal titolo “E si voltò” ho voluto focalizzarmi – spiega Pietro Arrigoni – sull’espressività dei volti degli artisti nonché sulle loro opere, privilegiando piani ravvicinati per potersi avvicinare alla loro poetica. Un’altra colonna portante di questo film è sicuramente il luogo che ha ospitato il festival: il prestigioso Borgo del Maglio di Ome. Gli artisti, i disegni e i capi sono costantemente immersi nel verde le cui tinte costituiscono uno dei colori predominanti nel grading del film; assieme anche a toni caldi come il giallo e il rosso i quali trasmettono tutta l’accoglienza che questo festival ha saputo sempre emanare».
Ecco il docufilm: