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La nostra storia

“Scrivere la storia è un modo di sbarazzarsi del passato”

 

(Johann Wolfgang Goethe)

Per questo motivo non abbiamo voluto correre il rischio di descrivere gli oltre 40 anni della nostra storia: perché non vogliamo sbarazzarci di quello che ci appartiene, che racconta un pezzo delle nostre vite, di quello che abbiamo costruito e che potrà continuare dopo di noi. Ci siamo quindi limitati in questa pagina a presentare la storia dei nostri servizi (anche di quelli che abbiamo chiuso), poiché è nel realizzare servizi concreti di aiuto alle persone che ci sentiamo di esprimere al meglio la nostra Mission. Abbiamo diviso questo racconto in alcune fasi temporali: •    La prima comunità nel 1976 •    L’espansione degli anni ‘80 •    Gli anni ‘90 •    Il nuovo millennio

La prima Comunità

  redento_minLa Cooperativa di Bessimo è una cooperativa sociale che opera dal 1976 nel campo del recupero e reinserimento di soggetti tossicodipendenti. La prima comunità è stata aperta il 29 agosto 1976 da don Redento Tignonsini, in una casa della parrocchia di Bessimo di Rogno (BG), piccolo comune all’inizio della Valle Camonica da cui la Cooperativa ha preso il nome. Don Redento Tignonsini, sacerdote bresciano classe 1933, era appena tornato da una missione in Africa con il popolo nomade dei Rendille nel deserto del Kenya che l’aveva impegnato per sette anni. Nel frattempo erano arrivati gli anni ’70 e con essi un nuovo mondo giovanile colpito gravemente dalla tossicodipendenza da eroina, un fenomeno concentrato in particolare nelle fasce più giovani della popolazione. Era da poco passato il periodo del ’68 e il mondo era in subbuglio, con esso anche i giovani sollecitati e messi in crisi dallo sballo in tante e diverse forme. Brescia è stata pesantemente toccata dal problema, tanti giovani sostavano in strada e si accalcavano in particolare in piazzetta Vescovato, in centro città proprio a due passi da Piazza Paolo VI. Don Redento andava ad incontrarli per cercare di capire e comprendere l’entità del problema e per trovare soluzioni intelligenti per rispondere a questo nuovo tipo di fenomeno sociale. Fu così che ottenne, dalla parrocchia di Bessimo – piccolo paese della Valle Camonica della provincia di Bergamo – una casa in comodato d’uso gratuito proprio a Bessimo di Rogno (BG) dove fondò una comunità rivolta all’accoglienza di emarginati giovani e adulti anche con forti problematiche di dipendenza da eroina e alcool. Era una casa cadente che versava in condizioni critiche ma che era comunque un inizio concreto per un progetto più ampio di accoglienza residenziale.
I ragazzi che qui venivano accolti, trovavano nel lavoro un ottimo strumento di emancipazione, di accrescimento dell’autonomia personale ma anche di gruppo e diventavano fonte di sostentamento per la stessa comunità che, all’epoca, non poteva contare su fondi statali. Da qui prese forma la necessità di cercare una forma giuridica che permettesse di crescere a di mantenere viva la comunità: fu così che nel 1979 avvenne il passaggio a Cooperativa di Bessimo.

L’espansione degli anni ’80

A traghettare la cooperativa verso la vera e propria espansione saranno gli anni ’80: del 1982, infatti, è la seconda comunità aperta a Rogno, simbolo di questa nuova fase che continuerà per tutto il decennio in maniera esponenziale contando l’apertura di circa 1 o 2 comunità nuove ogni anni. Questo fu un periodo intenso anche per quanto riguarda la sensibilizzazione dell’opinione pubblica che, sulla scorta degli anni’ 70, iniziava a prendere confidenza con il fenomeno delle dipendenze grazie anche al lavoro della cooperativa di Bessimo che giocava un ruolo importante nei territori sede delle sue comunità.
Il tema, in particolare, era quello del diritto alla cura per il quale veniva messa in atto la parte più importante di lavoro verso l’esterno al fine di far comprendere alla gente che la cooperativa non svolgeva un’opera mossa dalla pietà o dalla bontà ma operava per offrire strutture e persone qualificate ad altre persone che necessitavano di curare un problema alla stregua delle altre patologie che vengono curate negli ospedali: conferenze, serate informative, gruppi sul territorio con i volontari che erano, in quegli anni, una grande risorsa per portare a termine il lavoro di recupero dei tossicodipendenti.
Si cominciava anche a lavorare in squadra con altre realtà del territorio, con altre cooperative e con servizi pubblici come i Ser.T – i Servizi per le tossicodipendenze – per fare rete e impedire che, le comunità, diventassero dei mondi chiusi ma che, al contrario, fungessero da attori di un più grande progetto sociale come fu, ad esempio, per la nascita del C.N.C.A – il Comitato Nazionale Comunità di Accoglienza – che la cooperativa di Bessimo contribuì a fondare ed avviare e al quale seguirono il SolCo Brescia e il progetto Acquario poi sfociato nel Consorzio Gino Mattarella (CGM).
Verso la fine del decennio avvenne una grande trasformazione con la scrittura dei primi contratti di lavoro per i volontari e per gli operatori esterni dove venivano definiti ruoli, orari lavorativi, retribuzioni quando, fino a quel momento gli operatori e i volontari venivano domiciliati presso le strutture della cooperativa. Nel frattempo avvenne un piccolo grande ricambio generazionale grazie al quale la cooperativa iniziò ad introdurre figure e servizi finalizzati alla gestione, all’organizzazione e all’amministrazione delle attività anche in un’ottica di impresa.

Di seguito l’elenco delle comunità aperte in quegli anni:

  rogno_minIl 13 giugno 1982 veniva aperta la comunità di Rogno (BG), rivolta ad un’utenza maschile.  Il 1° gennaio 1995 la comunita’ e’ stata riconvertita in comunità specialistica per nuclei familiari rivolta a coppie anche con bambini. La struttura e’ stata acquistata dalla Cooperativa nel marzo 2005.

Il 1° aprile 1983 veniva aperta a Concesio (BS) nella frazione Pieve una piccola comunità rivolta espressamente alla fase di reinserimento sul territorio. Il 4 aprile 1987 questa diveniva poi la sede amministrativa e dei servizi della Cooperativa. La casa è stata acquistata dalla Cooperativa nel 1996.

manerbio_minIl 23 ottobre 1983 veniva aperta la comunità di Manerbio (BS), rivolta da allora a un’utenza maschile. gabbioneta_minIl 1° gennaio 1984 veniva aperta la comunità di Gabbioneta Binanuova (CR), che ospitava nuclei familiari anche con figli. Il 1° settembre 1989 la comunità è stata riconvertita in centro di prima accoglienza residenziale, per tornare dopo due anni, il 1° settembre 1991, ad ospitare le coppie e i loro bambini. La casa è stata acquistata dalla Cooperativa nel 1995. manerbio_acc_minAll’inizio l’accoglienza degli utenti veniva gestita direttamente da don Redento Tignonsini, ma successivamente si rendeva necessario strutturare un servizio autonomo per la gestione degli inserimenti. Nasceva così il 1° marzo 1984 il Servizio Accoglienza, che trovava ospitalità nella comunità di Paitone, per poi venire trasferito a Concesio (1° febbraio 1987), Bessimo (27 luglio 1988), Paitone (1° giugno 1995) e Manerbio (1° settembre 1997), dove si trova tuttora. sarezzo_minIl 1° luglio 1984 veniva aperta a Zanano di Sarezzo (BS) una comunità femminile. A seguito della decisione delle suore proprietarie dell’immobile di destinarlo ad altro uso, la comunità il 24 aprile 1995 veniva spostata prima a Paitone (BS) e infine, il 24 giugno 1999 a Gottolengo (BS). paitone_minIl 10 ottobre 1984 veniva aperta a Paitone (BS) la terza comunità rivolta a tossicodipendenti maschi. Il 24 aprile 1995 la comunità veniva riconvertita in struttura femminile, ma dal 1° luglio 1999 tornava ad accogliere ragazzi minorenni e giovani. Il 27 agosto 2007 viene deliberata l’attivazione di un modulo per alcooldipendenti e poliassuntori. pontevico_minIl 1° luglio 1985 veniva aperta a Pontevico (BS) una comunità a rivolta a utenti che avendo terminato il percorso nelle comunità della Cooperativa di Bessimo affrontavano insieme la fase di reinserimento sul territorio. Dopo circa 4 anni, il 26 marzo 1989 la struttura veniva riconvertita in comunità per nuclei familiari anche con figli. bedizzole_minIl 1° agosto 1985 veniva aperta a Bedizzole (BS) nella frazione di San Vito una nuova comunità maschile, successivamente chiusa il 31 dicembre 1999 per cedere l’utilizzo della casa alla Cooperativa Progetto Bessimo, una cooperativa di tipo B che da allora si occupa di inserimenti lavorativi a favore anche di utenti che hanno terminato il percorso nelle comunità della Cooperativa di Bessimo. adro_minIl 12 dicembre 1986 veniva aperta su una collina nel comune di Adro (BS) una comunità maschile, che il 16 marzo 1992 si specializzava nel lavoro con ragazzi minorenni e giovani. Il 1° giugno 2000 la comunità veniva riconvertita in pronto intervento maschile, mentre dal 1° ottobre 2001 ospita un pronto intervento femminile. Il 9 novembre 2004 è stato attivato un modulo di accoglienza. manerbio_leg_minIl 1° aprile 1987, per poter seguire con la dovuta attrenzione le vicende penali degli utenti ospitati nelle comunità della Cooperativa di Bessimo, veniva attivato a Concesio un Ufficio Legale, in seguito ospitato dalle sedi di Manerbio (1° gennaio 1992), Paitone (15 novembre 1993), Concesio (27 agosto 1997) e Manerbio (giugno 1999), dove si trova tuttora. bessimo_due_minA seguito del lascito della sig.ra Maria Rosa Bonetti (deceduta nel 1987 senza eredi) alla Cooperativa, il 13 giugno 1987 dopo avere ampiamente ristrutturato l’immobile, viene aperta la comunità di “Bessimo Due” rivolta a un’utenza maschile e femminile in fase di reinserimento, ospitata in appartamenti con ambienti in comune. Questa esperienza termina il 23 marzo 1994, quando gli stessi appartamenti saranno destinati alle comunità del territorio per le esperienze esterne e il reinserimento. sale_mar_minIl 10 luglio 1988 veniva aperta a Sale Marasino (BS) la seconda comunità femminile, inizialmente rivolta a donne inserite con i propri figli e dal 31 maggio 1993 a donne senza figli.La struttura veniva chiusa il 31 maggio 1999 risultando inadeguata rispetto ai nuovi standard strutturali per le comunità terapeutiche. capodiponte_minIl 1° maggio 1989 veniva aperta a Capo di Ponte (BS) una nuova comunità maschile, riconvertita in comunità con pronto intervento il 1° settembre 2005. Il 2 maggio 2006 viene attivato un modulo per alcooldipendenti e poliassuntori.    

Gli anni ’90 e le Politiche di Riduzione del Danno

Con la legge n°318 del 1991 la Cooperativa scelse di diventare cooperativa di tipo A rinunciando ai tanti benefici economici delle tipo B: appalti e lavori esterni nei territori dove era presente ma anche in relazione alle pratiche di inserimento lavorativo e abitativo che fino ad allora erano del tutto interne alla cooperativa che si manteneva autonomamente attraverso gli appalti. L’intero impianto fu smantellato in conseguenza a questa scelta e venne trasferito sulle cooperative di tipo B dando avvio, così, alle prime esperienze del servizio di reinserimento esterno alle comunità per favorire un forte collegamento con le diverse opportunità lavorative e di socializzazione presenti sui diversi territori.

Negli anni ’90 fu la volta del primo «Progetto Strada» che, nel 1994, dava avvio al tema delle Politiche di Riduzione del Danno e scendeva in piazza e per le strade con alle spalle finanziamenti specifici che permettevano di progettare servizi mirati ad affrontare la nascente epidemia di AIDS che dilagava in quegli anni e il contatto diretto con il tossicodipendente. Anche in carcere, oltre a quanto già si faceva per il mantenimento dei rapporti con i detenuti in attesa di entrare in comunità, venivano avviate nuove attività specifiche all’interno degli istituti penitenziari a favore della popolazione detenuta. È a questi servizi che, in certa misura, viene affidato il compito di mantenere un forte rapporto con il territorio e di osservatorio sul fenomeno, aspetti che sempre meno le comunità riescono a curare e mantenere.

Alla fine degli anni ’90, precisamente nel 1999, la Regione Lombardia ha sancito l’ingresso della comunità terapeutica nel sistema sociosanitario regionale. Ciò è avvenuto in conseguenza alla stipula dell’«Atto di Intesa Stato-Regioni» sul tema delle tossicodipendenze che ha dato luogo alla nascita di quello che viene definito «sistema di accreditamento» e nuova linfa al lavoro della cooperativa portandola a investire anche sulla visibilità e sulla comunicazione verso i finanziatori pubblici per raccontare tutto ciò che una comunità terapeutica rappresenta e compie nella quotidianità dei suoi servizi: lavoro relazionale, intervento psicologico, educativo e sociale. Si è trattato di un grande cambiamento che ha traghettato la cooperativa verso un sistema burocratico molto più intenso e complesso da gestire e ad una tipologia di professionalità richiesta agli operatori molto più alta di quanto non fosse in passato anche se medici, psichiatri, psicologi, che già da anni lavoravano per Bessimo, erano ben integrati. Questo passaggio, nonostante la sua ovvia complessità, portò ad avere staff composti da professionisti del proprio settore di competenza favorendo la dimensione clinica e specialistica verso un forte sviluppo positivo e sostanziale.

Di seguito l’elenco delle comunità e dei servizi aperti in quegli anni.

  casto_minIl 15 gennaio 1991 nel comune di Casto (BS) veniva aperta in via sperimentale una sede per un pronto intervento femminile, successivamente chiusa il 6 aprile 1992. cividate_minIl 20 luglio 1993 veniva aperta a Cividate Camuno (BS) una comunità rivolta a donne con figli. progetto_strada_bs_minIl 1° ottobre 1994 veniva attivato a Brescia in collaborazione con l’ASL il primo servizio di riduzione del danno rivolto a tossicodipendenti attivi. pudiano_minIl 1° marzo 1995 veniva aperto a Pudiano di Orzinuovi (BS) una comunità maschile con pronto intervento. Il 6 novembre 2006 viene modificata in comunità maschile di orientamento. orzinuovi_minIl 15 ottobre 1996 veniva aperto a Orzinuovi (BS) un centro diurno maschile e femminile rivolto a tossicodipendenti del territorio, chiuso dopo due anni il 1° ottobre 1998. bergamo_minNel 1997 veniva attivato a Bergamo in collaborazione con l’ASL un servizio di riduzione del danno rivolto a tossicodipendenti attivi. gottolengo_minDopo avere acquistato nel 1998 dal Centro Bresciano di Solidarietà la casa “Villa Bina”, che aveva ospitato una comunità maschile per tossicodipendenti, il 24 giugno 1999 veniva aperta la comunità femminile di Gottolengo (BS), con il primo nucleo di utenti provenienti dalla comunità di Paitone prevenzione_minLe attività di prevenzione attivate sui diversi progetti hanno portato alla nascita nel 1999 di un Servizio Prevenzione, con sedi a Concesio, Manerbio e Bessimo di Darfo, per coprire il territorio della provincia di Brescia.    

Il nuovo millennio

  malonno_minIl 3 marzo 2000 nel comune di Malonno (BS) veniva attivata una rete di appartamenti protetti rivolti a maschi e coppie provenienti dalle comunità della Cooperativa di Bessimo, in esperienza esterna o in reinserimento. In maggio 2006 si decideva la riconversione della struttura a comunità per minori. Nel maggio2007 viene aperta la comunità educativa, che accoglie minori di età compresa tra 0 e 12 anni, di entrambi i sessi, sottoposti a provvedimenti amministrativi dell’autorità guidiziaria. E’ prevista inoltre l’accoglienza temporanea di madri in difficoltà. progetto_str_cr_minIl 1° giugno 2000 veniva attivato a Cremona in collaborazione con l’ASL un servizio di riduzione del danno rivolto a tossicodipendenti attivi, con il supporto di un’unità di strada. gabioneta_asilo_minNel maggio 2001 viene attivato il micro asilo nido di Gabbioneta Binanuova (CR), che ospita oltre ai figli degli utenti della vicina comunità, anche i bambini del territorio. In novembre 2006 L’Assemblea Soci ne delibera la chiusura a causa della perdita economica del servizio negli ultimi anni.

Il 24 agosto 2009 viene aperto a Lacchiarella (MI) il Lacchiarella Addiction Center

storia_cremona_comunitaIl 24 febbraio 2012 viene acquisita dalla Cooperativa San Giovanni la Comunità maschile di Cremona. 

storia_fara_comunitaIl 24 febbraio 2012 viene acquisita dalla Cooperativa San Giovanni la Comunità maschile di Fara Olivana (BG), rivolta ad un’utenza giovane

storia_hosingIl 30 ottobre 2012 vengono attivati a Brescia i primi appartamenti rivolti all’Housing Sociale in cui abitano ex detenuti.

storia_bessimo2_comunitaIl 1° novembre 2012 vengono attivati Bessimo di Darfo gli appartamenti rivolti all’utenza cronica. Dal 1° gennaio 2016 vengono accreditati come Servizio di Bassa Intensità Residenziale. 

storia_pelagallo_comunitaIl 1° ottobre 2016 viene acquisita dalla Cooperativa Porta Aperta la Comunità maschile “Pelagallo” a Governolo di Roncoferraro (MN). La Comunità è rimasta in questa sede fino al 23 agosto 2017, per essere poi trasferita nella nuova struttura di San Giorgio di Mantova (MN).

Nel novembre 2016 veniva attivato il Progetto Strada di Crema per persone che, prive di legami sociali ed affettivi e con storie multiproblematiche (senza fissa dimora, disoccupati, emarginati, tossicodipendenti e portatori di disagio sociale), si trovano in situazioni difficili.

storia_sangiorgio_comunitaIl 24 agosto 2017 la Comunità terapeutica maschile che si trovava a Governolo di Roncoferraro (MN) viene trasferita a San Giorgio Bigarello (MN) in una nuova struttura di proprietà della Cooperativa.

Dal luglio 2018 è attivo il progetto strada di Mantova “Strade Blu” con l’obiettivo di intercettare e contrastare la crescente marginalità di persone in situazioni di rischio, grave marginalità anche con problemi di abuso, dipendenza da sostanze psicoattive legali ed illegali.

Dal marzo 2019 è attivo il servizio residenziale Fantasina: Regina di Cuori a Cellatica (BS), il Centro specialistico residenziale per disturbi da gioco d’azzardo patologico che offre diversi percorsi di trattamento residenziale per quei soggetti in situazione di urgenza/ emergenza che necessitano di un intervento tempestivo.

 

 

 

 

Dieci domande a Giovanni Zoccatelli

Dieci domande Giovanni Zoccatelli, Presidente della Cooperativa di Bessimo ONLUS, per affrontare insieme a lui alcuni temi: dall’analisi della sua figura alla sfide del futuro, dalla sua storia personale nel mondo del terzo settore ad alcune considerazioni sul tipo di lavoro qui richiesto per passare poi ad affrontare il tema del diritto alla cura.