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Formazione Professionale

Comunità di Cremona

IL SOGNO DI ALESSANDRO SI É REALIZZATO: É DIVENTATO OPERATORE SANITARIO

Cremona, giugno 2019:

A 34 anni Alessandro ha incontrato le sostanze e la sua vita è cambiata. Dopo 3 anni difficili, è entrato in comunità e ha deciso di riqualificare la propria vita impegnandosi a diventare Operatore Sanitario e ce l’ha fatta. Ma non finisce qui: il prossimo traguardo è la facoltà di infermieristica.

Alessandro si racconta:

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Comunità di Cremona

GABRIELE E MARCO: LA VOLONTA’ DI CAMBIARE
Due storie di chi si è impegnato a fondo per ricominciare da zero

Cremona, giugno 2019: 

Due ragazzi, Gabriele e Marco. Entrambi ospiti della Comunità di Cremona per affrontare un percorso di recupero e vincere la dipendenza. Entrambi si sono rimboccati le mani, hanno affrontato le loro paure e si sono iscritti ad un corso per diventare Operatore Socio Sanitario.

Ecco le loro storie:

Leggi la storia di Gabriele: operatore socio sanitario dopo una vita da carpentiere

«Voglio ringraziare la comunità perché la spinta a iniziare questo corso la devo molto allo staff che mi ha aiutato e sostenuto fin dall’inizio. Per me non è stato facile affrontare un percorso di formazione nel settore dell’assistenza (operatore socio sanitario) perché il mio lavoro è sempre stato quello del carpentiere, cosa che ho fatto per 20 anni. Tornare sui banchi di scuola, sui libri e pensare di cambiare totalmente le mie competenze mi faceva molta paura anche perché edilizia e assistenza sono due mondi totalmente diversi (dice ridendo n.d.r).

La cosa più difficile in assoluto è stato rimettermi in gioco: ma la voglia maggiore è stata data dall’idea di poter cominciare qualcosa di nuovo per me stesso ma soprattutto per la mia famiglia. Purtroppo, quando facevo il carpentiere, non ero mai a casa e non potevo stare con i miei figli.

Questo nuovo mestiere, invece, mi permette di organizzarmi al meglio per gestire lavoro e famiglia senza dover rinunciare a niente e, finalmente, posso trascorrere del tempo con i miei figli.

Certo, alcune volte ho pensato di mollare, ma gli operatori della comunità erano sempre pronti a tendere una mano verso di me, a supportarmi, ad aiutarmi, a ritrovare le motivazioni per continuare ciò che avevo iniziato, per confermare la mia voglia di fare questo lavoro.

Ora, infatti, mi trovo benissimo, sono contento di ciò che ho fatto. Non me l’aspettavo…contando che alle scuole medie andavo malissimo (andavo bene solo in musica!) partivo con bassissime aspettative su di me, e sulla mia capacità di studiare e ottenere risultati – soprattutto dopo 20 anni di inattività. Ma ce l’ho fatta!!

Mi ha aiutato molto il pensiero che lo stessi facendo per la mia famiglia, certo per me in primis, ma soprattutto per loro.

Il corso è durato 1 anno e ora lavoro a Castelverde, qui vicino a Cremona in una casa di riposo dove mi predo cura degli anziani. Mi trovo benissimo sia con i pazienti che con i colleghi cosa che, nella mia precedente esperienza lavorativa in cantiere, era molto più difficile: lì trovi sempre quello che fa “storie” e purtroppo capita anche che, in alcuni casi, girino sostanze e si finisca sempre a esagerare con l’aperitivo dopo il lavoro dove si sfoga tutta l’infelicità accumulata durante il giorno.

Dove lavoro ora l’ambiente è bello e costruttivo, ci persone sane e propositive che mi danno l’opportunità di confrontarmi con me stesso e di continuare a crescere. Mi accorgo – e ne vado fiero – che riesco a interfacciarmi con medici e infermieri a livello lavorativo dove mi viene richiesto di esprimermi con un certo linguaggio e di essere “all’altezza”…appurare ogni volta che ce la faccio, beh, mi dà ancora più forza.

Ogni giorno in più mi allontana dalle mie difficoltà e mi rende più sicuro.

Ripeto che ci tengo a ringraziare tutto lo staff della Comunità di Cremona per avermi spinto a questa scelta che, mese dopo mese, ha fatto e rifatto confermandola con la mia volontà».

Gabriele 36 anni

Leggi la storia di Marco: da guardia giurata a operatore socio sanitario

Cremona, giugno 2019:

«Ho scelto di entrare in comunità per una serie di motivi diversi, ma è stata una mia scelta, frutto della mia volontà. Mi ha spinto anche tanto il mio lavoro: ero una guardia giurata e lavoravo solo e sempre di notte e, con me, c’era anche la cocaina. Poi mi è scattato qualcosa dentro, un meccanismo che per il quale ho detto “basta”, perché davvero non ce la facevo più.

La mia famiglia e la mia ragazza non ne sapevano niente ma prima o poi se ne sarebbero accorti: quando usi le sostanze cambi, sei diverso negli atteggiamenti, nel carattere, in tutto. Presto o tardi sarebbe saltato fuori. Ma inizialmente non ho detto niente a nessuno

Di nascosto, quindi, ho iniziato a informarmi su come smettere e ho scoperto l’esistenza dei SERT dei quali, prima, non sapevo nulla. Ho inviato una mail a quello di Brescia spiegando i miei problemi e dichiarando la mia intenzione a smettere: mi hanno risposto che mi sarei dovuto presentare presso gli uffici della loro sede in città. Non è stato facile: pensare di dovermi presentare là, da solo per dire davanti a tutti “ho un problema” mi sembrava la cosa più difficile in assoluto. Quando sono arrivato ho visto un cartello con scritto “centro cocainomani” e, beh, mi sono trovato davanti a ciò che ero…mi sono vergognato…non è stato facile trovarmi in quella situazione. Certo, ne ero cosciente, ma pensare di essere arrivato lì mi faceva stare male. Ma l’ho fatto e ho iniziato a frequentare il SERT per 2 mesi andando agli incontri e facendo i test delle urine, che, però, mi ha aiutato fino ad un certo punto.

La mia volontà, però, era più forte: volevo smettere a tutti i costi.

Una sera sono tornato a casa e ho detto tutto ai miei familiari. Ho provocato molta sofferenza all’inizio, ma comunque mi sono stati vicini fin da subito e mi hanno aiutato. Tramite un gancio ho avuto il contatto di Don Redento Tignonsini, fondatore della Cooperativa di Bessimo, e l’ho incontrato raccontandogli la mia storia dall’inizio: mi ha accolto a braccia aperte e mi ha spiegato tutto, sia ciò che mi sarei dovuto aspettare dal percorso che stavo per iniziare, sia quali e quante strutture fossero disponibili nella rete della cooperativa.

Così ho iniziato il primo percorsi di 6 mesi a Capo di Ponte dedicato ai cocainomani. Per potermi concentrare sul mio nuovo viaggio, ho lasciato il lavoro a tempo indeterminato dando le dimissioni. Ho preferito staccare del tutto e non ricorrere a ferie arretrate o all’aspettativa che mi avrebbero, in un modo o nell’altro, tenuto a contatto con quel mondo dal quale stavo tentando di allontanarmi per sempre.

L’inizio del percorso non è stato facile, la mia testa era del tutto sconnessa da tutto il resto, dal mio corpo, da me, dalla realtà. Ho avuto numerose ricadute all’inizio perché era davvero difficile sentirmi allineato alla mia volontà di uscirne, ma ero determinato a farcela e, soprattutto, a capire il “perché” dell’uso delle sostanze e delle conseguenze che ne derivano.

Questa idea mi ha spinto a iniziare il lavoro su di me, ho iniziato a ricordare tante cose del passato che, per me, erano stata davvero pesanti, sono rientrato in contatto con tanto dolore che avevo messo da parte: è in questi momenti che si sono presentate le ricadute ma anche grazie a loro – e soprattutto all’aiuto degli operatori e degli altri ospiti della comunità ex tossicodipendenti – ho confermato la mia intenzione a cambiare vita proseguendo il mio percorso fino a in fondo. Ero consapevole del fatto che, se fossi tornato a casa, avrei ricominciato subito a utilizzare sostanze e non volevo che accadesse, si sa come va a finire.

Il percorso sarebbe durato 6 mesi: e poi? Allora, ancora prima di terminare, mi sono informato sulla possibilità di proseguire in altre strutture della Cooperativa di Bessimo per prolungare il mio percorso e approfondire la mia ferma intenzione di uscire dalla dipendenza. L’Ufficio Accoglienza, che si trova presso la Comunità di Manerbio, mi ha spiegato tutto nel dettaglio e mi ha fatto delle proposte da definire in un successivo colloquio “dal vivo”.

Il giorno stesso in cui sono uscito dalla Comunità di Capo di Ponte al termine dei 6 mesi, sono andato a Manerbio a fare il colloquio per iniziare in un’altra struttura e mi hanno proposto la Comunità di Cremona che ho accettato di buon grado per i vari servizi che offre. Ho chiesto di mettermi in lista d’attesa e sono tornato a casa consapevole che ero ancora fragile. Infatti lo stesso giorno, appena tornato a casa, ho avuto una ricaduta e per un mese ho continuato così. Poi, finalmente, ho potuto iniziare il percorso a Cremona.

Sono entrato già sapendo cosa volevo: fare un corso di formazione, prestare attività di volontariato e lavorare. Gli operatori, con grande gentilezza (umana proprio, non solo lavorativa), mi hanno aiutato a trovare la giusta direzione.  All’inizio non è stato facile perché le sostanze mi facevano essere “contro” a priori, ogni consiglio, suggerimento, gesto gentile era qualcosa dal quale difendermi, di cui non fidarmi.

Infatti è stato quasi più un percorso interiore per capire il “perché”, per comprendere quale fosse il mio problema, perché continuassi a fare determinate cose. Siccome sono partito del tutto sconnesso, ho iniziato ad ascoltarmi come persona, ad ascoltare i miei sentimenti, a cercare di attaccare testa e corpo. Qui è stato un proseguimento di quanto iniziato a Capo di Ponte con la psicologa,  per affrontare i traumi del passato.

Grazie a Francesca (la Responsabile della Comunità n.d.r.) che mi ha aiutato, ho valutato un corso di formazione e un impiego.

Quando mi sono informato per l’iscrizione al corso di operatore sociosanitario, ho scoperto che c’era la possibilità di fare un pre-percorso gratuito di tre mesi prima di iniziare gli studi per valutare il percorso e se valesse l’investimento economico. Approfittando dell’occasione, che mi avrebbe anche concesso uno sconto sul prezzo del corso, ho capito che era ciò che cercavo.

Ma non avevo soldi e quindi ho chiesto di poter lavorare per pagarmi gli studi: Francesca ha detto si, e mi ha aiutato a iniziare un lavoro che mi ha permesso di iniziare gli studi: ho quindi proseguito lavoro e corso e poi ce l’ho fatta! Ho finito!

È stata dura, lo devo ammettere: lavorare, studiare e soprattutto portare avanti il percorso che fai per riscostruirti una vita, recuperare la famiglia, gli amici, gli affetti.

Finito il corso mi era stata data una dritta dall’insegnante del pre corso su una casa di riposo dove cercavano personale. Ho preso contatto con loro e ho iniziato fare qualche tirocinio: per fortuna è andato tutto bene, sono stato assunto e ora mi trovo con un lavoro, un buon contratto e guadagno bene quindi avrò una vita agiata, normale, che mi permetterà anche di avere un’auto tutta mia.

Ho recuperato la famiglia, gli amici, sto bene con le persone…le sostanze non le ho mai usate per stare in compagnia, al contrario per isolarmi ed ero davvero stufo di tutto questo. Ora frequento anche una persona, una donna che è il mio punto di riferimento.

Qui a Cremona ho trovato persone che mi hanno voluto bene, che mi hanno dato una mano e sono fiero di me perché so che, grande parte del merito, va alla mia volontà…all’inizio vedi tutto contro, i consigli degli operatori ti sembrano contro, devi stare chiuso in comunità sapendo che il mondo continua, che gli altri fuori si divertono, sono liberi di andare. Ma la volontà ha vinto su tutto.

Poi capisci che non c’è un mondo fuori e dentro ma che fa tutto parte della stessa cosa. In fin dei conti anche le persone fuori hanno dei problemi, lo vedo anche nella casa di riposo dove lavoro e dove, finalmente, mi sento utile anche grazie all’esperienza di vita che ho avuto.

Il mio attestato da operatore sanitario, per me, vale come una laurea perché me lo sono guadagnato, sudato e conquistato con tutto me stesso».

Marco, 29 anni.

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Comunità di Cremona

OPERATORE SANITARIO, AUSILIARIO SOCIO ASSISTENZIALE, PANIFICATORI E PIZZAIOLI

 

«Ricordo Giovanni – racconta Francesca – che ha frequentato il corso per Operatore Sanitario (OS) e poi per Ausiliario Socio Assistenziale (ASA) e che poi si è buttato a capofitto nel tirocinio da qui è iniziata la prima esperienza lavorativa. 

Poi ricordo anche Daniele, Vittorio e Massimiliano che si sono iscritti al CR-Forma e hanno conseguito il diploma di panificatori e pizzaioli. 

E ancora Marco, iscritto al corso OS, che sta attendendo di sapere la data dell’esame integrativo per poter poi dare la maturità e iscriversi a scienze infermieristiche».

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Comunità di Gabbioneta
PERCORSI PER DIVENTARE ASSISTENTE FAMILIARE

«La comunità di Gabbioneta ha attivato, dal marzo 2018, due percorsi – racconta lo staff della Comunità – di formazione presso lo IAL di Cremona per due ragazze ospiti in comunità.

Il percorso formativo è finalizzato a rilasciare il titolo di Assistente Familiare, figura professionale che esercita la sua attività lavorativa aiutando persone non autosufficienti, sia in contesti ospedalieri che domiciliari.

Il modulo del corso fornisce quindi le competenze essenziali riferite alla cura e all’igiene della persona con un basso bisogno assistenziale, alla preparazione dei pasti, alla comunicazione e alla relazione con la persona assistita e alla sua famiglia, alla cura della casa e all’igiene domestica; ai diritti/doveri nel rapporto di lavoro.

Le ragazze che si sono iscritte al corso hanno beneficiato del sistema Dotale della Regione Lombardia, frequentando quindi gratuitamente il corso, per un totale di 120 ore distribuite in tre mesi».

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Comunità di Gottolengo
TANTI PERCORSI, TANTI TRAGUARDI RAGGIUNTI

La comunità di Gottolengo, negli anni, ha avuto il piacere di accompagnare alcuni utenti in percorsi di formazione che hanno contribuito, in molti casi, a ristabilire una condizione di vita soddisfacente e appagata.
Ce ne sono stati tanti in passato e altri in corso d’opera.
Del passato ricordiamo:

  • 3 diplomi di Operatore Socio Sanitario
  • 3 diplomi di Operatore d’Ufficio – presso il Consorzio Tenda
  • 2 diplomi di Adetto Vendite – presso il Consorzio Tenda
  • 1 diploma di Giardiniere – presso il Consorzio Tenda

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Comunità di Gottolengo

MARINA CI RACCONTA LA SUA ESPERIENZA

 

Marina è una Sig.ra di 58 anni, ospite presso la CTA di Gottolengo da due anni circa dopo aver trascorso un periodo nella Comunità di Pronta Accoglienza di Paitone. Il percorso terapeutico ha rappresentato per Marina la possibilità di fermarsi e di riflettere sulla propria condizione di vita che negli ultimi anni era stata caratterizzata da delusioni lavorative, depressione, solitudine e dipendenza nell’alcool. Tale riflessione ha dato modo a Marina di cogliere bisogni personali e di trovare il modo sano di occuparsene. Fondamentale è stata la relazione terapeutica con l’equipe curante e l’opportunità di chiedere aiuto e di affidarsi ai professionisti. Nella prima fase del percorso Marina ha lavorato agli obiettivi individuali attraverso gli strumenti comunitari, quali colloqui, gruppi terapeutici, responsabilità, lavoro ergoterapico, convivenza e confronto di gruppo. Successivamente ha iniziato a sperimentarsi nelle esperienze esterne sul territorio per incrementare l’autonomia. I corsi sono stati occasione di sperimentarsi in autonomia all’esterno mettendo in gioco le proprie risorse lavorative e sociali che da tempo Marina aveva messo da parte.

Marina accetta volentieri di rispondere a qualche domanda relativa all’esperienza formativa, chiedendole per prima cosa quali corsi lei abbia frequentato e come sia arrivata a conoscenza di tali corsi.

“Ho frequentato due corsi, in due momenti diversi: il primo come operatore d’ufficio nel periodo novembre-dicembre 2018 ed il secondo come operatore specializzato alle vendite a marzo del 2019. Entrambi i corsi sono stati promossi e gestiti dal Consorzio Tenda, il quale si occupa anche del reinserimento sociale e lavorativo di persone svantaggiate. Sono arrivata a conoscenza di questi corsi tramite alcune mie compagne di percorso, le quali avevano partecipato ai corsi, quindi attraverso un passaparola. Mi sono trovata benissimo tanto che, dopo il termine del primo, ho deciso di cominciare anche un secondo corso, quello di addetta alle vendite, nonostante io fossi consapevole che non mi sarebbero mai serviti. Nel primo corso ho trovato una docente bravissima, molto competente, la quale mi ha invogliata a fare anche il secondo corso. Quando ho cominciato il primo corso mi sono chiesta se ora, a mente lucida, se e cosa riuscirò a capire riguardo gli argomenti studiati in passato e se sarò ancora in grado di fare le cose di cui mi occupavo una volta in ambito contabile”.

 Come ed in cosa pensi ti sia servito frequentare i corsi?

“I corsi mi hanno aiutata personalmente, non tanto nella speranza che un indomani mi potessero servire, ma nel farmi sentire più sicura di me stessa; è stata un’esperienza soddisfacente a livello personale. Il primo corso a Montichiari, quando ancora non avevo la macchina, è stato molto impegnativo dal punto di vista della gestione dei trasporti, in quanto partivo la mattina preso e ritornavo in comunità nel tardo pomeriggio, ma ne è valsa la pena”.

Ritieni che il corso abbia soddisfatto le tue aspettative?

“Assolutamente sì. I rapporti con la docente del primo corso continuano tuttora, tanto che mi contatta non appena viene a conoscenza di altri corsi e cerca sempre di coinvolgermi. Si tratta di corsi interessanti che ti aiutano a scoprire cose nuove. Inoltre, trovo il Consorzio Tenda molto attento nel dare suggerimenti, ad invogliare e mantenere i contatti con le persone. Inoltre, ho trovato i docenti molto competenti ed in grado, non solo di invogliare, ma anche di coinvolgere quelle persone senza una qualche preparazione in determinate materie”.

 Ritieni che questi corsi abbiano agito in qualche modo su alcuni aspetti del tuo carattere? E se sì, come?

“Il mio carattere dovevo tenerlo a freno e non è facile…così come stare in gruppo per la varietà e diversità delle persone. Inoltre, questi corsi mi hanno aiutata a socializzare e a relazionarmi con persone diverse. Tutt’ora ho mantenuto i contatti anche con i miei compagni di corso attraverso whatsapp; si è trattato di un gruppo di varia età e composto da persone di diversa nazionalità”.

 Ti sei mai sentita giudicata?

“Nel primo corso nessuno sapeva che io fossi in Comunità, mentre nel secondo sì, perché è capitato che una ragazza in particolare mi riaccompagnasse in Comunità. Però non mi sono mai sentita giudicata, anche perché nel gruppo vi era un’altra ragazza che veniva da un’altra Comunità. Dobbiamo essere consapevoli che ci sono persone non in grado di capire la tossicodipendenza; certe cose le noti anche se non te le dicono…”

 Qualcos’altro da aggiungere in merito a quest’esperienza?

“Mi sento generalmente soddisfatta sia dei docenti che di me stessa. Per me è stato importante pormi un obiettivo e raggiungerlo attraverso strumenti, che pensavo di non avere. Vale la pena frequentare questi tipi di corsi anche solo per sperimentarti e vedere cosa tu sia in grado di fare. Lo consiglio soprattutto alle mie compagne più giovani: si tratta di un’opportunità utile ed appagante”.

(L’intervista  è stata realizzata da Andreea, educatrice della comunità di Gottolengo)

Comunità di Manerbio

CORSO DI ABILITAZIONE PER CARRELLI ELEVATORI

Dopo aver conseguito la Patente B (Info QUI), Marco, ha frequentato anche il “Corso di abilitazione per Carrelli Elevatori” presso “Azienda Sicura” di Brescia. Un corso che «mi ha dato la possibilità di accrescere il mio curriculum vitae per sostenermi nella fase di ricerca lavoro, riconoscere le mie capacità e apprendere qualcosa di nuovo».

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Comunità di Manerbio

“GIARDINIERE E MANUTENTORE DEL VERDE”

Azeddine, un utente della Comunità di Manerbio, oltre al corso di Italiano per stranieri (info QUI) ha conseguito anche un attestato come “Giardiniere e manutentore del verde“.

Dopo aver frequentato per un mese il corso presso il Consorzio Tenda di Bedizzole, Azeddine – felice per il suo traguardo (come ben si vede nell’immagine mentre regge i due attestati tanto sudati) – racconta «sono davvero felice perché con questo attestato aumentano le mie opportunità di trovare un lavoro per il mio futuro e perché ho potuto apprendere una nuova mansione che mi potrà essere utile».