19 Novembre 2020 – La scomparsa di Don Redento, del fondatore della nostra cooperativa, sta lasciando – soprattutto per chi lo ha conosciuto personalmente – un enorme vuoto ma, allo stesso tempo, sta mettendo in risalto lo spessore di una persona che con la sua fede, con la sua sensibilità e la sua volontà, ha deciso di battersi e occuparsi di chi sta male, di chi, sentendosi emarginato e giudicato, aveva bisogno di sentirsi accolto e considerato. Lo spessore di una persona semplice che non amava apparire, pratico e concreto nella sua operosità quotidiana fatta anche di orto, di pollaio, di pinze martelli e chiodi ma fatta anche di profondo impegno politico nel senso di passione per il bene comune – soprattutto partendo dalle persone considerate ultime e malfamate. Come gli aveva insegnato suo padre – contadino – che, oltre ad insegnargli a coltivare la terra, gli insegnava a donare ai poveri dicendo ai figli, quando si avvicinava qualche povero a chiedere la carità, «fioi, el riva el Signur» perché il Signore, il buon Dio, è nei Cristi senza croce. Molte delle sue imprese partivano dall’accoglienza fattiva ma erano sostenute da un altrettanto fattiva critica e messa in discussione del pensiero dominante o benpensante; spesso diceva che la funzione degli operatori sociali è anche quella di essere «disturbatori di coscienze».
Con la sua opera concreta, con la sua capacità di coinvolgere persone e di disturbare coscienze, ha coagulato attorno a sé, e attorno alle sue iniziative, tantissime persone.
Persone, idee e coinvolgimento che hanno permesso alla prima Comunità di Bessimo di diventare quella che oggi è la Cooperativa di Bessimo. Tutti noi e tanti altri che, negli anni, hanno avuto a che fare con le attività della nostra cooperativa, si sentono riconoscenti nei confronti di questo uomo e questo prete semplice ma volitivo, persona sensibile, calda e accogliente con tutti, educatore in grado di vedere in ognuno spazi, capacità e risorse uniche e irripetibili. Tanti operatori e volontari di Bessimo hanno poi sviluppato attività sociali in altri settori e in altre cooperative sociali stimolati dalle sue idee e dal suo esempio. Chiunque tra di noi che lo abbia conosciuto, ha un ricordo specifico e personale di quello che questo uomo ha significato per la via di ognuno.
Rileggendo in questi giorni i tantissimi messaggi di vicinanza ho notato la varietà dei contenuti dei diversi attestati di stima. Ognuno ricorda e sottolinea aspetti di Redento molto diversi tra loro; chi lo ricorda come padre, come faro, come persona calda, sensibile, accogliente, deciso, fermo, autorevole. Tutti, però, hanno un ricordo di una persona che li ha aiutati a stare meglio, a sentirsi realizzati, a trovare la propria strada, il proprio ruolo nella vita. Redento era tutto questo perché aveva capito e agiva quotidianamente l’accettazione dell’altro e, attraverso tale forma non giudicante di accoglienza, consentiva ad ognuno di far emergere, di far uscire la parte migliore di se stessi. È stato sicuramente anche un grandissimo educatore nel vero senso del termine educare; riusciva a far sentire ognuno «sognato», vedeva in ognuno cose e prospettive che a volte neanche la persona stessa vedeva, riusciva a stimolare e far emergere il protagonismo di ognuno.
Penso che la foto che campeggiava in questi giorni nella camera ardente, e che gli abbiamo regalato in occasione dei suoi 80 anni, in certa misura racconti e rappresenti molto della vita di Redento. Si tratta sì di una bella foto di Redento con la sua bellissima barba ma, se guardata con attenzione da vicino, ci si rende conto non essere una semplice foto ma un’immagine costruita graficamente mettendo assieme centinaia e centinaia di piccole foto di persone che hanno fatto un pezzo di strada con lui.
Redento ha sempre trasmesso una grande fede in Dio, ha sempre creduto nella provvidenza e agito la solidarietà anche con forme spesso visionarie e anticipatrici di idee e progetti che, solo dopo anni, si sarebbero realizzate. Non lo ha fatto però ricercando innovazione a tutti i costi ma partendo dalla constatazione che spesso ripeteva: «è più facile occuparsi del presente e progettare il futuro che non curare il passato». Lo ha fatto attraverso l’empatia, attraverso l’ascolto e l’osservazione partecipata e attenta dei bisogni delle persone che incontrava e cercando concretamente di dare risposta a questi stessi bisogni. Non rispondeva ai bisogni attraverso azioni assistenzialistiche ma credendo sempre nel potere e nella responsabilità degli individui nel cercare la propria felicità. Faceva la carità ma stimolava e chiedeva reciprocità alle persone che aiutava con il frequente benefico risultato di moltiplicare le risorse disponibili e, nello stesso tempo, restituendo dignità e ruolo sociale e gratificante anche alle persone che aiutava. Questo mix così affascinante e coinvolgente ha generato la cooperativa di Bessimo che, con estrema umiltà e realismo, ha sempre definito come una cosa più grande di lui perché frutto della volontà di nostro Signore e perché frutto del potere personale di scelta e della responsabilità di tutte le persone che nei servizi della cooperativa lavoravano, svolgevano volontariato o chiedevano una mano.
A 70 anni, con sofferenza ma con estrema semplicità, ha poi deciso di tornare a fare il parroco e di lasciare la gestione della cooperativa di Bessimo pur rimanendo costantemente in contatto e contento di venire coinvolto nelle varie iniziative che si sono sviluppate in questi anni.
Pur nel dolore e nel vuoto di questi momenti, siamo tutti consapevoli ora della necessità di continuare l’opera e la missione che Redento ha avviato e il ricordo del bene che ha fatto resterà sempre nei nostri cuori.
Da alcuni anni Redento era tornato a fare il parroco alla Sacca di Esine, in Valle Camonica, e anche li è riuscito a smuovere le montagne e a disturbare le coscienze.
Da Palmina, dalle volontarie e da alcuni parrocchiani che sono stati a fianco di Redento in questi anni – e soprattutto in queste ultime settimane – abbiamo saputo che oggi avrebbe voluto avere vicino anche i suoi ragazzi. I suoi ragazzi, seppur non presenti fisicamente oggi a causa del Covid, sono presenti sicuramente in forme molto diverse. Se ricerchiamo su Google con la parola «Redento», ci rendiamo conto di quante visualizzazioni ci sono state in questi giorni, di quanti grazie sono stati inviati e di quanto bene abbia fatto questo prete, questo uomo e di quante coscienze abbia smosso e riattivato.
Come tanti altri preti di strada, preti di frontiera o preti dedicati all’impegno sociale, anche Don Redento ha contribuito alla costruzione di un mondo più responsabile nel quale, ognuno di noi, è chiamato ad essere operatore di giustizia e può fare la propria parte per contrastare le ingiustizie.
Per tutti questi motivi possiamo dire che Don Redento è stato sicuramente il Fondatore della Cooperativa di Bessimo ma è stato SOPRATTUTTO il fondatore, assieme a tanti altri preti e laici, di un movimento civile attraverso il quale la chiesa, la fede e gli insegnamenti cristiani, si sono concretizzati giorno per giorno nella vita quotidiana ma anche nell’impegno sociale e politico nel senso più nobile del termine. Tutto ciò per dare concretezza alla frase «non sia dato per carità ciò che è dovuto per giustizia».
Per tutto questo siamo in tantissimi a poter dire «Grazie RED», resterai sempre nei nostri cuori e nelle nostre attività.
Giovanni Zoccatelli
Presidente della Cooperativa di Bessimo ONLUS