Racconto di Stefano Sudati:
le Artiterapie
“Da sempre l’arte è stato il mezzo affinché l’uomo si potesse esprimere in modo vivo e creativo.
Ognuno ha in sé delle risorse proprie e un potenziale autorigenerativo che va semplicemente stimolato.
Le Artiterapie svolgono questa funzione e ci consentono di lavorare sulle risorse individuali utilizzando le parti positive. In questo modo si ottengono dei cambiamenti più facilmente e stabilmente che andando a sollecitare le parti più critiche. In passato sono stati privilegiati l’aspetto cognitivo, la mente, l’intelletto, la ragione, a discapito della creatività, della fantasia, dell’intuizione, delle percezioni sensoriali. In questo modo certe risorse sono state quasi completamente dimenticate con un conseguente impoverimento della capacità a vivere “con tutto sé stessi” la propria esistenza.
Le Artiterapie si pongono come obiettivo la riappropriazione di tale patrimonio in quanto può essere un valido sostegno nelle situazioni di difficoltà che la vita ci pone. Attraverso un disegno, un colore si può contattare l’aggressività. Con la musica si può facilitare l’espressione dei sentimenti e con la danzaterapia il corpo è libero di esprimersi con il proprio linguaggio, al di là delle convenzioni. Attraverso il teatro si ha la possibilità di impersonare ruoli nuovi e mettersi nei panni degli altri. In questo modo, le Artiterapie, con le loro tecniche e materiali, favoriscono la conoscenza di sé stessi e delle proprie potenzialità e rendono possibile l’integrazione di tutte le risorse di cui disponiamo per poter vivere meglio.
Le Arteterapie svolgono la funzione non solo di trattamento di diverse patologie ma anche di trasformazione, evoluzione e crescita dell’individuo. La produzione artistica non avviene in completa solitudine, ma prevede una relazione tra due persone, il terapeuta e il paziente, e nell’ambito della quale, la propria creazione viene osservata, messa in scena, creata e discussa insieme. Il tutto dando molta importanza al processo creativo più che al risultato finale e stando attenti a non valutare in modo soggettivo il lavoro svolto. I materiali e le tecniche che il paziente utilizza gli permettono di esprimere, plasmare e dare una identità precisa al problema; attraverso l’aiuto del terapeuta è possibile raggiungere una nuova visione di tale difficoltà, un’intuizione, un insight che lo avvicini alla risoluzione.
L’arteterapeuta deve saper quindi accogliere, legittimare, amplificare i messaggi dell’altro con parole, disegni e proposte. Nel fare ciò deve avere una sensibilità estetica capace di cogliere non la bellezza, il gradevole o il piacevole ma il significativo, il comunicativo. In questo contesto i canoni di bellezza non esistono, ciò che conta è la comprensione, l’accettazione e la contemplazione di ciò che il paziente intende comunicare con la propria opera. I prodotti artistici non devono mai subire “interpretazioni”, il significato è sempre personale, privato, egocentrato e và ricercato attraverso il colloquio, cosicché sia il paziente stesso ad individuare il giusto messaggio della propria creazione.”