PAROLA CHIAVE: “UN ANNO FA”
Un anno fa, tutti noi, abbiamo dovuto cambiare radicalmente la nostra quotidianità e adeguarci a questa nuova situazione così strana e diversa da qualsiasi altra mai vissuta. Dopo i primi giorni di smarrimento, abbiamo deciso di raccontarci e condividere le nostre esperienze: quelle degli educatori e degli operatori nelle comunità e nei servizi, quelle dei nostri ragazzi impegnati nei loro percorsi di recupero, quelle di tutti i colleghi, gli amici, le persone che, insieme, sono la Cooperativa di Bessimo. Le abbiamo raccolte qui e https://bessimo.it/emergenza-coronavirus-la-nostra…/ e, qui, aggiungiamo nuovi contenuti e nuove esperienze (positive e negative) per fare il punto della situazione a un anno esatto dall’inizio di questa nuova situazione.
PAROLE CHIAVE: A OGNUNO LE SUE!
«Quali parole chiave descrivono il Tuo anno insieme al Coronavirus?»: abbiamo posto questa domanda ai colleghi della Cooperativa di Bessimo: ecco le loro risposte!
(Se stai leggendo questa pagina da uno smartphone, ruota il dispositivo in orizzontale per una migliore visione dei video a seguire)
Le parole chiave di Maria Adriana ____________ |
Le parole chiave di Elena ____________ |
Le parole chiave di Marco ____________ |
Le parole chiave di Renato ____________ |
Le parole chiave di Enrica ____________ |
Le parole chiave di Natale ____________ |
Le parole chiave di Tomaso ____________ |
Le parole chiave di Anna Maria ____________ |
Le parole chiave di Alessandra ____________ |
Le parole chiave di “Cimì” ____________ |
Le parole chiave di Cecilia ____________ |
Le parole chiave di Michele ____________ |
Le parole chiave di Anna ____________ |
Le parole chiave di Serafina ____________ |
Le parole chiave di Cimì (la pensione!) ____________ |
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La parola chiave del Presidente è “GRAZIE”
Un anno fa – il 12 marzo – il Presidente, Giovanni Zoccatelli, scriveva una lettera a tutti gli operatori, gli educatori, i dipendenti della Cooperativa per condividere un messaggio di vicinanza in un momento difficile e imprevisto.
Le lettera iniziava con queste parole:
«A distanza di giorni dalla insorgenza di questa epidemia non è possibile fare previsioni certe sui diversi aspetti che caratterizzeranno l’evoluzione della situazione e sulle conseguenti ordinanze che quasi quotidianamente vengono prese dalle diverse autorità pubbliche. Le prossime settimane si presentano ancora più complicate per tutti noi e per le persone e le famiglie di cui ci occupiamo. Abbiamo capito, forse un po’ tardi ma adesso […]». (Leggila tutta qui: https://bessimo.it/emergenza-coronavirus-la-nostra-esperienza/)
Ad un anno di distanza “e da quella lettera in poi – scrive Zoccatelli – non è stato un anno facile. Per nessuno. Il primo pensiero un anno dopo è un ringraziamento a tutti gli operatori della Cooperativa di Bessimo dei servizi residenziali e non residenziali che hanno continuato a lavorare senza mai fermarsi con grande coraggio e forza di volontà perché tutte le attività della cooperativa proseguissero. Grazie a tutti loro perché hanno saputo innovare i processi di presa in carico e di cura delle persone adeguandoli a questa nuova situazione introducendo l’utilizzo di nuovi mezzi tecnologici e di nuove dinamiche da scoprire e rendere operative nel più breve tempo possibile. Ringrazio tutti i soci e tutti i dipendenti che hanno continuato a esserci, a prestare attenzione a far sentire la proprio vicinanza – anche se lontani – a tutta la Cooperativa. Purtroppo non possiamo ancora tirare un sospiro di sollievo ma, anzi, dobbiamo continuare a prestare attenzione, per Noi e per le persone che abbiamo in carico nei loro percorsi all’interno della rete dei nostri servizi, per le nostre famiglie, per le persone a noi care, per fare la nostra parte sperando che tutto si risolva per il meglio e il prima possibile“.
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SERVIZIO PREVENZIONE
«Io te lo dico così, con una foto.
Uno dei primi Coordinamenti Inclusione online, mentre aspettavamo un finanziamento che non arrivava, mentre progettavamo senza sosta per ogni Bando possibile per coprire i costi.
La mia parola è una sola, positiva e negativa. PRESENZA.
So che a molti colleghi in strada o in comunità sembrerà che noi non stiamo facendo niente. Ma vorrei specificare che anche restare chiusi in gabbia inerme senza poter fare quello che sai fare meglio, senza dare una mano, fa abbastanza schifo.
Ero abituata a vedere, in un anno, MIGLIAIA di adolescenti. E non essere PRESENTE per loro mi spezza letteralmente il cuore.
Li vedo spegnersi dietro agli schermi e non posso vare niente.
Li sento chiedermi “Cosa ne sarà degli anni che sto perdendo?” (Domande che arrivano davvero!) e non so dare loro risposta. E quando cerco di spiegargli che non stanno perdendo nulla, ma stanno imparando qualcosa che noi adulti non impareremo mai, sento nella mia voce che non ci credo neanche io a questa cazzata.
PRESENZA, nonostante tutto. Perché con grande fatica abbiamo inventato nuovi modi per ESSERCI, per abbracciarci, per ridere.
PRESENTI in aule virtuali il sabato mattina alle 8, PRESENTI con le Dirette Instagram al sabato sera alle 23.
Essere PRESENTE per i miei colleghi che non sanno usare la tecnologia, PRESENTE per i nuovi operatori che devono imparare una lavoro nuovo che nemmeno io so fare, online.
PRESENTE come Manu che mentre allatta il piccolo Stefano segue tutti -e dico tutti- i nostri eventi online.
PRESENTE come un regalo, perchè è così che vedo i miei colleghi e la loro voglia inesauribile di non arrendersi mai.
PRESENZA per non mollare».
Elisa
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Comunità di Adro
Parole chiave: “PRIVAZIONE” e “PICCOLE COSE“.
Esattamente un anno fa il nuovo virus Covid-19 è entrato nelle nostre vite, modificandole completamente in modo inaspettato, la privazione della libertà e della “normalità” a cui eravamo abituati ha sconvolto le nostre esistenze.
Anche il contesto comunitario ha subito una forte variazione della quotidianità, comportando sensazioni di rabbia e di impotenza sia da parte degli utenti che da parte degli operatori stessi.
Ad oggi, dopo un anno dall’inizio, questa sensazione di impotenza e rabbia permangono, ma noi operatori non possiamo in alcun modo diventare vittime dello sconforto e della rassegnazione. Anche se, pensando alla pandemia che stiamo vivendo, sembrano risaltare solo gli aspetti negativi: lo stravolgimento dei percorsi comunitari, che oggi non può consentire la sperimentazione dell’autonomia e l’accompagnamento nell’ultima fase del percorso, la distanza degli utenti dai loro parenti per lunghi periodi e le stesse distanze tra operatori e utenti, i quali ad esempio si vedono negati abbracci nei momenti di bisogno.
Ma, se da un lato vi sono state queste forti privazioni, dall’altro questo anno ci ha potuto insegnare ad apprezzare le piccole cose che abbiamo sempre dato per scontate. La riformulazione dei percorsi terapeutici ci ha consentito di interrogarci sul senso degli stessi, portando alla messa in campo di elasticità e resilienza, valori da sempre essenziali nel ruolo educativo, ma troppo spesso “dimenticati” a favore della routine lavorativa. Ci siamo infatti trovati a mettere in discussione il lavoro cui eravamo abituati, riadattandolo e riformulandolo continuamente.
Manteniamo la speranza che questa pandemia possa aver fine nel minor tempo possibile, per poter tornare alla normalità, oggi consapevoli che anche nella normalità sarà necessario ricordarci l’importanza della vicinanza, dei piccoli gesti e di questa continua messa in discussione che deve restare fulcro del lavoro educativo.
In attesa di quel momento continueremo a lottare per tenere i nostri utenti al sicuro e per aiutarli a sovrastare la rassegnazione mantenendo sempre viva la speranza.
Jessica ed Equipe Adro
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Comunità di Bessimo
SOLITUDINE : è stato un anno di sacrifici e solitudine, chiusi in comunità, chiusi nelle case, con mille raccomandazioni e regole nuove da seguire. Forte è stato il senso di inquietudine provato, forte il senso di impotenza di fronte ad un nemico difficile da combattere, perché sconosciuto e subdolo. Un nemico che toglie la salute, la vita, ma anche la semplice tranquillità, la stabilità e gli affetti. L’ aria respirata è stata molto poca e la fatica nell’andare avanti tanta. Tutto è diventato ansia, sospetto, allarme, tutto è diventato Paura e Incertezza.
E in un attimo… La libertà di cose semplici una vana utopia.
SPERANZA: Che un giorno tutto possa essere un lontano ricordo. Speranza che tutto questo ci abbia insegnato quanto è importante il valore della Vita e degli affetti. Speranza di poterci riabbracciare e gustare momenti spesso sottovalutati e trascurati, tanto c’è tempo….. siamo soliti dire. Speranza di poter ridere a crepa pelle come quando ti viene male alla mandibola perché non riesci più a smettere.
E torneremo a farci le nostre grigliate, e torneremo a tenerci per mano.
Elena
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Comunità di Capo di Ponte
“Se ripenso a quest’anno di pandemia sono due le parole che mi aiutano a ripercorrerla:
CHIUSURA, nella sua accezione negativa.
Chiusura necessaria al contenimento ma sopra ogni altra cosa chiusura come fermo, come stop, come divieto, come recinto, come apnea. Chiusura come cerchio.
CASA, nella sua accezione parzialmente positiva.
La casa nell’anno di pandemia, probabilmente come mai prima, è diventata luogo simbolo. Casa come sicurezza, casa come tutela, casa come cerchio buono, casa come pizza homemade, casa come ritorno alla relazione. Casa però anche come apnea, depressione, lontananza, paura, solitudine.
Nessuna parola in questo anno ha avuto ed ha una valenza sola.
Tutto il contrario di tutto. Ogni cosa, ogni situazione, ogni momento, ogni scelta, ha preso e perso valore in un attimo”.
Rossella
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Comunità di Cividate Camuno
Parole chiave: “Distanziamento fisico” e “cambiacolore”
“È passato un anno dall’inizio di questa pandemia. Se dovessi fare un bilancio, direi che come in ogni situazione, si possa trovare sia un lato positivo, ma anche negativo.
Parlando proprio di quest’ultimo, all’interno della Struttura, il distanziamento fisico è la conseguenza più eclatante/visibile nel rapporto tra educatori ed ospiti: manca la “pacca sulla spalla”, un sorriso..perché anche questo è nascosto da quell’inseparabile mascherina; così abbiamo imparato a sorridere con gli occhi!
A livello meno empatico, ma più dal lato organizzativo, causa le varie zone ‘cambiacolore‘ gli spostamenti/accompagnamenti sono diminuiti in modo esponenziale. D’altro canto però – giusto perché la burocrazia non è mai troppa – ci siamo aggiudicati qualche procedura in più da seguire, per il bene di tutti!”
Monique
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Comunità di Fara Olivana
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Comunità di Gabbioneta
VASI DI RESILIENZA, parole chiave “PERFETTO” e “DIFETTOSO”:
“Un’anziana donna cinese portava due grandi vasi, ognuno appeso all’estremità di un asse di legno che poggiava sulle sue spalle.
Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto e consegnava sempre tutto il suo contenuto di acqua.
Alla fine del lungo percorso il vaso difettoso arrivava con la metà del suo contenuto. Fu cosi per due lunghi anni, l’anziana donna portava a casa un vaso e mezzo di acqua. Il vaso perfetto era orgoglioso del fatto che portava sempre a termine il suo compito.
Il vaso difettoso invece si vergognava della sua imperfezione che causava la perdita di metà del suo carico. Dopo due lunghi anni e percepito il suo difetto, durante un tragitto parlò all’anziana donna. “Sono dispiaciuto che a causa del mio difetto si perda metà del carico”.
L’anziana donna sorrise, “Hai notato che ci sono dei fiori dal tuo lato del percorso mentre dall’altro non ce ne sono? Questo perché ho sempre saputo della tua perdita, quindi piantai dei semi dal tuo lato, ed ogni giorno facendo questo tragitto tu li hai annaffiati”.
“Per due anni ho potuto raccogliere questi meravigliosi fiori per decorare la nostra tavola. Senza di te e il tuo modo di essere, non ci sarebbe stata questa bellezza a graziare la nostra casa”. Ognuno di noi ha il suo difetto particolare….Ma sono le crepe e i difetti che fan si che le nostre vite siano così interessanti e gratificanti.
Bisogna solo accettare le persone per quello che sono e cercare in loro il meglio.
Questo lungo periodo di isolamento, distanziamento e difficoltà di ogni tipo può permetterci di allenarci su questo e prendercene cura come non abbiamo mai fatto”.
La Comunità di Gabbioneta.
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Comunità di Malonno
Per “Casa Mika”, le due parole chiave sono “DISTANZA” e “VICINANZA“, due parole totalmente opposte ma che rispecchiano ciò che abbiamo vissuto quest’anno a Malonno.
La parola un po’ più negativa è sicuramente DISTANZA nel senso che abbiamo dovuto porre un po’ di più distanze rispetto ai nostri utenti, ai nostri bambini e allo stesso tempo questo ha significato distanza per queste famiglie, per le mamme e per i loro famigliari da questi bimbi per un lungo periodo.
Allo stesso tempo mi viene da dire, come parola chiave positiva, VICINANZA perché questo doversi un po’ rinchiudere nelle nostre case, rinchiuderci quindi anche all’interno della nostra comunità, ci ha comunque permesso di riscoprire una serie di cose come il piacere di stare insieme, di fare un piccolo lavoretto, di piantare un fiorellino, di giocare nel prato, di non dover per forza cercare qualcosa all’esterno che ci potesse rendere una giornata più lieve. Trovare qualcosa all’interno della nostra struttura, all’interno del vivere insieme, dello stare insieme ci ha permesso di riscoprirci in maniera comunque differente e sicuramente bellissima.
Nadia
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Comunità di Paitone
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Comunità di Pontevico
IN EQUILIBRIO TRA “SPERANZE” e “FATICHE”: le parole chiave della Comunità di Pontevico
«Durante quest’anno, tra le difficoltà, c’è anche chi ha imparato, chi è maturato, chi si è confrontato con esperienze che hanno permesso di reinventarsi. Spesso ci chiedono che cosa significa lavorare in Comunità Terapeutica ai tempi del Coronavirus e oggi proviamo a raccontarlo.
Il 2020 è stato un anno difficile per tutti, anche per tutte quelle persone che stanno affrontando un percorso di affrancamento dalle sostanze cercando di riappropriarsi della propria vita e della propria libertà. Affrontare un percorso di disintossicazione non è affatto semplice, implica la costruzione di nuovi equilibri spesso fatti di paure, ansie, conflitti ma anche di speranze e aspettative.
Ci siamo trovati costretti a ripensare il nostro lavoro ed a rimodulare tutto in funzione delle regole per contenere la diffusione del virus. E così ci siamo trovati ad attuare delle regole molto restrittive alla quali i nostri ragazzi hanno dovuto adattarsi: niente uscite in autonomia, niente passeggiate, esperienze esterne solo se strettamente necessarie, visite parenti sospese. Ma chi se lo sarebbe aspettato che una pandemia ci avrebbe tolto gli strumenti concreti del nostro lavoro lasciandoci spesso un forte senso di impotenza?
In questi mesi abbiamo imparato l’importanza di adattarci in maniera attiva alle sfide ardue che la pandemia ci ha posto davanti. Siamo stati “travolti” da una quotidianità totalmente trasformata che ha reso il nostro lavoro ancora più delicato e ci ha chiamato a nuove sfide nei confronti dell’utenza che ospitiamo. E’ così che ci siamo trovati a reinventarci la nostra quotidianità: laboratori di cucina, giochi da tavolo, cineforum, videochiamate con i parenti per sentirli meno distanti.
I malcontenti sono tanti e le crisi altrettanto, ma c’è ancora tanta speranza, fiducia e volontà da parte dei nostri ragazzi a continuare il loro percorso di riabilitazione nonostante la difficoltà del momento. Noi invece continueremo a sostenerli ed incoraggiarli in questo loro cammino».
Claudia
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Comunità di Pudiano
______________________VEDI ANCHE I CONTENUTI DEL PRIMO LOCKDOWN DI MARZO 2020 -