La VII Conferenza Nazionale Dipendenze, che si è svolta a Roma il 7 e l’8 novembre, è stata «voluta e gestita in prima persona – si legge in un comunicato diffuso dal CNCA, il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza – dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano in quanto direttore del Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze» ed è stata «un investimento politico importante di questo Governo, con la partecipazione di centinaia di esperti, con luci e ombre significative, e ha espresso alcune aperture su questioni delicate della tematica droghe, ma anche ribadito tradizionali chiusure e preconcetti ideologici piuttosto difficili da rimuovere». Alla base di tutto un confronto ampio tra «gli esperti – prosegue il comunicato – “selezionati dal Governo”, che però ha saggiamente evitato il puro scontro ideologico e ha prodotto documenti presentati durante i lavori della Conferenza, che ha visto la presenza di dieci tra ministri e sottosegretari».
Alla conferenza ha partecipato anche Giovanni Zoccatelli, Vicepresidente della Cooperativa di Bessimo:
«Non è facile fare una sintesi di tutti i temi usciti e, come sempre accade su temi così dibattuti e articolati, si tratta di un bilancio di luci e ombre. Il mio è chiaramente uno sguardo soggettivo di uno che, in rappresentanza anche del CNCA, ha partecipato ai lavori di uno degli 8 tavoli, istituiti dal Dipartimento Politiche Antidroga (DPA), diretti da SDA Bocconi, che da Aprile 2025 stanno lavorando su specifici temi (Governance e integrazione PA-ETS, Co-morbilità, Modelli Innovativi, Carcere e dipendenze, Prevenzione, Gioco d’azzardo e Gaming, Dipendenze digitali, Strumenti di valutazione e monitoraggio).
La Conferenza Nazionale sulle droghe è sempre stato un evento nel quale la politica al Governo vuole dare ascolto e sostegno ai sistemi dipendenze nelle diverse sfaccettature ma nella quale vuole anche cercare di dare la propria impronta sulle priorità e sensibilità che dovrebbero caratterizzare un sistema così complesso e articolato. Anche questo Governo ha voluto intestarsi (a mio parere anche molto efficacemente) tale battaglia: non ho mai visto, nelle precedenti conferenze, un così alto spiegamento di forze politiche istituzionali e governative, ma anche di comunicazione e di sicurezza. Erano presenti tutte le più importanti Istituzioni dello stato, tutti i più importanti Ministri e anche il Papa ha inviato un suo video-pensiero. Significativa la quantità di tempo che i diversi ministeri hanno dedicato al cercare di rispondere alle criticità e alle proposte elaborate dagli 8 tavoli. Da registrare, però, l’assenza di uno dei principali padroni di casa dei nostri servizi, il Ministro della Salute sostituito da un sottosegretario. Purtroppo, ma paradossalmente anche per fortuna, il potere trova nei nostri temi un terreno fertile di propaganda e di perenne condizione emergenziale. Nel nostro settore, purtroppo, le ideologie politiche ed elettorali cercano di piegare le conoscenze e le competenze, al proprio pensiero. È stato sicuramente significativo lo stanziamento di risorse che dal livello nazionale saranno destinate alle regioni e sicuramente è stato positivo il confronto anche se le conclusioni in molti casi, erano finalizzate a non contrastare i desiderata del DPA con l’On Mantovano e quindi del Governo.
Chiaramente i diversi stakeholder avevano diverse istanze e sensibilità sulle quali si sono concentrati. Cito le diverse comunità scientifiche con l’istanza per avere i dipartimenti dipendenze autonomi dalla psichiatria e i dipartimenti universitari di medicina delle dipendenze, ma anche le rappresentanze degli ETS (Enti del Terzo Settore) che avevano vari obiettivi tra cui la possibilità di accreditare SMI (Servizio Multidisciplinare Integrato) in tutte le Regioni, l’accesso diretto nelle comunità terapeutiche senza certificazione e diagnosi dal SerD, il tentativo di ottenere un tavolo tecnico permanente al Ministero della Salute, il riconoscimento della RdD (Riduzione del Danno) che è un LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) finora solo teorico, il riconoscimento diagnostico delle dipendenze comportamentali, le comunità per i minorenni, il tema del carcere e delle pene alternative, l’apertura di comunità terapeutiche residenziali dedicate all’esecuzione penale. Sul tema della RdD, seppur permangano forti dubbi sul senso che questa Governo darà a tali interventi, uno spiraglio si è aperto e sono stati sdoganati alcuni temi tra cui l’istanza relativa all’apertura degli SMI non solo in Lombardia, il tema del dipartimento dipendenze autonomo dalla psichiatria, le lauree in medicina delle dipendenze, il riconoscimento della dipendenza comportamentale.
Al contrario, in termini di rischio che i nostri interventi vengano strumentalizzati per praticare controllo e contenimento sociale, rilevo alcune dinamiche a mio avviso preoccupanti. Mi riferisco all’apertura verso i minorenni dell’uso del TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), l’aumento di 11.000 posti nelle carceri italiane già piene di marginalità, alla ventilata possibilità che la polizia penitenziaria possa collaborare nell’evitare fughe dalle comunità terapeutiche che si renderanno disponibili ad accogliere solo persone in alternativa al carcere, ma anche l’accesso diretto in queste strutture senza una adeguata diagnosi sanitaria. Mi ha colpito molto negativamente, in particolare nel panel dedicato alla comunicazione e negli interventi di vari ministri, una visione giudicante, moralistica e paternalistica su tanti temi che, invece, ritengo dovrebbero essere affrontati in termini pragmatici, clinici e sociali. Si è parlato molto di sintomi, di comportamenti, di nuove sostanze, di emergenza “fentanil”, della negatività di alcuni testi delle canzoni o dei messaggi di certi artisti; così facendo si rischia di guardare solo il dito e non dare la giusta attenzione alla luna e quindi alle persone coinvolte in tali fenomeni e ai bisogni che tali sintomi e comportamenti rivelano. Un aspetto che, a mio parere, è mancato totalmente in questa conferenza è il tema di come e se, sia possibile garantire la salute a quei cittadini che usano sostanze o abusano di sostanze ma non sono nelle condizioni di interruzione dell’uso; tutto il sistema dipendenze sembra che debba lavorare e si basi sulla condizione o sul vincolo o impegno al drug-free e quindi per entrare in uno qualsiasi dei servizi del sistema dipendenze, devi essere nella condizione più o meno reale di voler smettere. Chi non si trova in tali condizioni rischia di rimanere fuori dal sistema dei servizi dipendenze. Tema questo che, a mio parere, ha a che fare molto con la constatazione che permangono ancora oggi 8-10 anni di sommerso e che le carceri sono sempre più abitate da persone con diagnosi di dipendenza.
Penso che tutti possiamo concordare sul fatto che usare sostanze o mettere in atto certi comportamenti può essere dannoso e rischioso; ma interagire da un punto di vista sanitario e sociale con persone non in grado o non intenzionati a cambiare questi loro comportamenti, significa comunque non giudicare e offrire loro tutte le opportunità, occasioni e continuità assistenziale che possano tendere a migliorare la loro qualità di vita e di salute. Nel perseguire tali obiettivi di miglioramento della qualità di vita e di salute, organizzando la massima continuità assistenziale possibile, prima o poi matureranno la possibilità e le condizioni di fare una scelta consapevole e motivata di cambiare anche tali comportamenti dannosi. Ecco su questi temi, a mio parere, non ci si è confrontati a sufficienza.
Adesso cosa succederà?
Mi vien da dire che, essendo prevalentemente temi sanitari e quindi di competenza regionale, adesso sarà importante continuare a dialogare e presidiare sia il livello nazionale ma soprattutto il livello regionale per capire come si cercherà e si riuscirà a mettere a terra i diversi argomenti.
Vorrei sottolineare infine la concomitanza di tale Conferenza Nazionale con la Contro-Conferenza organizzata dal CNCA ma anche da tutte le altre sigle della società civile, che sono state escluse dall’evento ufficiale. Ho partecipato solo alla giornata di apertura il 6 novembre e, in tale occasione, è stata molto interessante la presentazione, da un osservatorio internazionale, di come le politiche di RdD, possano essere intese non solo come interventi sanitari ma anche per la loro valenza in termini sociali, di sicurezza sociale, di gestione delle conflittualità sociali e di presidio proattivo di fenomeni che altrimenti, rimanendo obbligatoriamente nel sommerso, rischiano di venire sempre più emarginati verso l’illegalità, la marginalità e l’isolamento sociale con i rischi che ne conseguono».

